A causa della pandemia ancora in corso da Covid-19, abbiamo dovuto modificare radicalmente le nostre abitudini adottando soluzioni per prevenire il contagio, sia attraverso il distanziamento sociale (smart working, riduzione degli spostamenti ecc..), sia attraverso specifici dispositivi di protezione individuale, primi fra tutti le mascherine.
Proprio le mascherine che indossiamo quotidianamente e rappresentano il simbolo di questa difficile situazione, ci hanno consentito di ritornare lentamente alla normalità, ma hanno causato una serie di criticità legate alla gestione di queste ultime una volta concluso il loro ciclo di vita utile, ovvero quando diventano un rifiuto.
La gestione di tale rifiuto è particolarmente complessa per due principali motivi:
L’Istituto Superiore di Sanità ha fornito indicazioni alla popolazione sulle modalità di gestione dei rifiuti derivanti da dispositivi di protezione individuale usati per la prevenzione dal contagio: devono essere collocati nella raccolta indifferenziata chiusi in due o tre sacchetti e destinati alla termodistruzione, senza che vi siano trattamenti preliminari. Tali disposizioni non tengono conto però che solo alcune Regioni italiane hanno a disposizione un adeguato comparto infrastrutturale, non in tutte le regioni infatti sono presenti termovalorizzatori in grado di ricevere una tale mole di rifiuti, l’unica alternativa rimane pertanto il conferimento alle discariche.
Il danno in termini ambientali è quindi evidente, senza contare gli impatti connessi alla produzione, se si tiene conto poi di tutte le mascherine che vengono gettate a terra e disperse in ambiente, si può parlare di vera e propria emergenza ambientale. Sono ormai all’ordine del giorno notizie relative agli enormi quantitativi di mascherine ritrovate in mare, la Presidente del WWF Donatella Bianchi, riguardo a tale emergenza ha dichiarato che: “Se anche solo l’1% delle mascherine venisse smaltito non correttamente e magari disperso in natura, questo si tradurrebbe in ben 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente. Considerando che il peso di ogni mascherina è di circa 4 grammi questo comporterebbe la dispersione di oltre 40mila chilogrammi di plastica in natura: uno scenario pericoloso che va disinnescato.”
Per far fronte a tale emergenza è necessaria la responsabilità di ciascuno di noi, adottando poche semplici regole:
prediligere le mascherine lavabili a quelle monouso;
acquistare mascherine prodotte con materiali alternativi ai derivanti plastici ed il più possibile ecologici, ad esempio prodotte con materiali riciclati;
Il binomio tra sicurezza e sostenibilità diventa quindi un requisito fondamentale per tutelare la nostra salute e quella dell’ambiente in cui viviamo, l’adozione di comportamenti che tutelino l’ambiente diventa indispensabile per far sì che finita l’emergenza sanitaria non ci troviamo in una nuova emergenza ambientale.
Kyle Lorino
Settore Ambiente