APPROFONDIMENTI

Il Microclima in ambienti di lavoroIndietro

Tra i fattori di rischio di tipo fisico tipicamente riscontrabili negli ambienti di lavoro troviamo il microclima. Tale rischio fisico viene definito come un complesso di parametri climatici di un ambiente locale (non necessariamente confinato) che determinano o influenzano lo scambio termico tra l’ambiente e gli individui che vi lavorano.

L’analisi e la gestione del rischio microclimatico per i lavoratori è una tematica particolarmente sensibile, anche se spesso sottovalutata. Il microclima influisce in modo determinante al raggiungimento della condizione di “comfort termico”, situazione che permette di controllare lo stato di benessere dell’individuo nell’ambiente in cui lavora. Condizioni microclimatiche ottimali consentono il mantenimento dello stato di omeotermia dell’organismo umano. In questa condizione l’individuo si trova a proprio agio. Ciò è fondamentale per garantire le condizioni di benessere fisico/mentali al lavoratore, aumentando così la sua qualità di vita e la sua prestazione produttiva.

 

Tipologie di microclima

Gli ambienti termici vengono generalmente distinti in:

ambienti moderati

ambienti severi caldi

ambienti severi freddi

Per ambiente moderato si fa riferimento a tutti quegli ambienti che hanno condizioni prossime al benessere, perciò impongono un moderato grado di intervento al sistema di termoregolazione al fine di raggiungere la condizione di omeotermia. Sono caratterizzati da: condizioni ambientali omogenee con ridotta variabilità nel tempo, attività fisica modesta e uniformità del vestiario indossato. L’ambiente moderato per eccellenza è un ufficio o un laboratorio. Le possibili conseguenze sull’individuo sono di norma limitate e si manifestano con svogliatezza e affaticamento. La UNI EN ISO 7730:2006 è la norma a cui si fa riferimento per questi tipi di ambienti. La norma indica come procedere con la determinazione analitica e l’interpretazione del benessere termico per gli ambienti moderati mediante il calcolo degli indici PMV (Predicted Mean Vote) e PPD (Percentage of Person Dissatisfied).

Gli ambienti severi caldi presentano temperatura dell’aria e radiante elevata. Impongono un notevole intervento del sistema di termoregolazione umano al fine di diminuire il potenziale accumulo di calore nel corpo. Sono caratterizzati da condizioni termiche differenti per postazione e variabilità del livello di impegno fisico e del vestiario degli operatori. Le possibili conseguenze sull’organismo si manifestano con: affaticamento, collasso, colpo di calore, edema da calore, disordini cutanei, deficit idrico e sodico. In ambiente di tipo industriale le sorgenti radianti più diffuse risultano essere forni, motori, turbine, condotte di vapori, materiale incandescente, ecc. L’esposizione può essere valutata tramite l’indice WBGT (Wet Bulb Globe Temperature) descritto nella norma UNI EN ISO 7243:2017.

Gli ambienti severi freddi, al contrario, presentano temperature ambientali basse (indicativamente inferiori a 10°C). Richiedono un considerevole intervento del sistema di termoregolazione umano per limitare l’eccessiva diminuzione della temperatura del nucleo corporeo. Le possibili conseguenze si manifestano attraverso congelamenti locali (es., morso da freddo, piede di trincea, rigidità muscolare, ecc.), fino a possibili danni irreversibili per la salute (assideramento, ipotermia, perdita della coscienza, edema polmonare). Per questo tipo di ambiente si fa riferimento alla nella norma tecnica UNI EN ISO 11079:2008. Nella norma vengono indicate le istruzioni per la determinazione e l’interpretazione dello stress termico da freddo con l'utilizzo dell'isolamento termico dell'abbigliamento richiesto (IREQ acronimo di “Insulation REQuired”) e degli effetti del raffreddamento locale. Lo stress da freddo è valutato sia in termini di raffreddamento generalizzato del corpo intero che del raffreddamento localizzato di specifiche parti del corpo (estremità e viso).

Opportunità

La nostra società si rende disponibile per valutare il ”microclima” presso la Vostra realtà aziendale (ambienti moderati, severi freddi o caldi) tramite una preliminare campagna di misura dei parametri fisici ambientali (temperatura,umidità,…), utilizzando apposita strumentazione e una successiva elaborazione degli indici di riferimento del rischio espositivo.

Essendo il microclima, governato sia da fattori ambientali che soggettivi, per valutare in modo corretto e adeguato il possibile rischio espositivo, occorre utilizzare gli indici sintetici di rischio che permettono di poter valutare oggettivamente la qualità dell’ambiente in cui si opera (tipi indici risultano essere il PPD e il WBGT); affidarsi a sole “sensazioni” soggettive non può essere ritenuta una metodologia corretta di analisi, specie in ambienti severi.

 

Matteo Ghirardi